Data Stampa: 06/05/2024 15:15:55
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Riccardo Mazzarino e il quadro della Madonna della Mìlicia
È venuto a mancare troppo presto Riccardo Mazzarino, prestigiosa figura dell’incisione italiana. Esperto nel campo dell’arte, era noto per la sua dedizione alla conservazione, allo studio e al restauro del patrimonio artistico e culturale. Insegnava Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Palermo dove aveva diretto per alcuni anni il Dipartimento di Arti Visive. La sua scomparsa rappresenta una perdita non solo per la comunità artistica, ma anche per coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorare con lui.
Le mostre, l’attività di restauro nel sacro, la pittura e l’incisione hanno fatto conoscere e apprezzare in Italia ed in Europa le qualità del professore Mazzarino. L’elenco delle cose che ha fatto è lunghissimo, ha prodotto un corpus notevole di opere ed ha esposto a Roma, a Varsavia, a Stoccolma. È lui che a Palermo ha progettato e realizzato una maiolica lavorata a basso rilievo su circa millequattrocento mattoni raffigurante la Madonna della Consolazione, sue le vetrate piombate della Chiesa di Santa Caterina e della Chiesa di Maria SS. Mediatrice.
Sapevo che stava poco bene, ci eravamo sentiti ad ottobre e poi ancora a febbraio di quest’anno, ma quando la mattina del 2 maggio la figlia Martina mi ha comunicato il decesso è stato un momento particolarmente triste. Mi sono fermato a ricordare il tempo della nostra amicizia ed ho anche ripercorso gli studi e gli interessi che ci hanno accomunati e che sono in parte confluiti in un volume, curato da Riccardo e pubblicato dall’Accademia di Belle Arti di Palermo, sul tema delle matrici calcografiche e litografiche antiche e moderne in Sicilia. Poi sono tornati in mente, le nostre discussioni e i passaggi indagati e rilevati sull’icona della Madonna della Mìlicia.
Il nome di Riccardo Mazzarino, infatti, è legato indissolubilmente al quadro della Vergine che si venera nella Basilica Santuario di Altavilla. Il 9 gennaio del 1990 il dipinto della Madonna, visto il precario stato di conservazione, venne portato, avvolto in una coperta, in un laboratorio a Palermo e sottoposto ad un restauro curato per la parte pittorica proprio da Mazzarino, insieme ai professori Antonio Pedone e Aldo Passafiume. Il risultato di quel lavoro attento e minuzioso fu inaspettato, generò incredulità e smarrimento nei numerosi fedeli della Madonna della Mìlicia: il dipinto, bello nelle forme e nei colori, appariva trasformato, diverso rispetto all’icona a cui erano profondamente legati i devoti. Il quadro della Madonna dopo quel restauro, tolti la rizza argentea e altri elementi decorativi, tornò al suo sorprendente aspetto originario e fu Riccardo a dare una prima illuminante interpretazione: “L’opera così ricondotta ci lascia trasparire un artista di cultura toscana attento alle tematiche giottesche, la cui attività, è da porre entro la seconda metà del XIV secolo”.
Il quadro venne sottoposto allora a tre esami: uno attraverso il metodo della pinacologia al fine di analizzare la qualità dell’impasto colorante, l’impronta della pennellata e le sue impressioni in rilievo e in profondità; un altro esame è stato quello effettuato attraverso raggi infrarossi e ultravioletti tramite la lampada di Wood al fine di individuare eventuali restauri precedenti e sovrapposizioni di pitture, colle, mastici e vernici di vario tipo. Il terzo esame è stato condotto attraverso i raggi X per individuare l’epoca e la struttura anatomica del dipinto.
Quando veniva invitato a parlare di quel restauro lo faceva volentieri e raccontava a distanza di anni con emozione di quel lavoro e di quell’opera “che aveva la specifica fisionomia di volere presentare in maniera urlata tanti dati che andavano dalle micro movimentazioni di una struttura argentea a frammentazioni pittoriche che presentavano rimaneggiamenti … e nella fronte della Madonna piccole aree di oro zecchino”. E da lì, dai primi rilievi, scattò l’avventura che svelò una Maestà giottesca con caratteristiche molto rare. E proprio sulle specificità del quadro della Madonna della Mìlicia abbiamo continuato a confrontarci anche nell’ultimo periodo, dato che secondo Riccardo era necessario indagare la pittura del Lorenzetti in rapporto al codice dell’iscrizione delle figure dentro un percorso segnico che distingue la base dell’icona di Altavilla. E così i dati della mia indagine d’archivio, con la scoperta dell’appartenenza del quadro alla famiglia pisana dei Galletti, si intrecciavano con le sue conoscenze pittoriche, in un confronto sempre appassionato ed emozionante che arricchiva la ricerca. I ricordi di quelle lunghe conversazioni che abbiamo condiviso resteranno per sempre. Come resterà per sempre il ricordo di un infaticabile professionista che lavorava con passione, impegno e rigore, di uno studioso alla scoperta delle trame che arricchiscono la conoscenza delle nostre radici e i saperi che rafforzano l’identità.
Ad Altavilla aveva fatto nel 2012 alcuni saggi ai fini di un restauro sulle tele del Bagnasco che raffigurano l'ultima cena, il sacrificio di Abramo, il battesimo di Gesù e la resurrezione di Lazzaro e diede il suo contributo professionale per il restauro della statua di San Giuseppe che si trova nella Cappella della Sacra Famiglia. Aveva attenzionato anche il Crocifisso ligneo che si trova all’ingresso del Santuario e che si ritiene portato qui dalla vicina chiesa basiliana di Santa Maria di Campogrosso. Nonostante i suoi numerosi impegni e l’attività di docente era molto presente nel territorio: nella vicina Misilmeri aveva restaurato una lastra incisa al bulino raffigurante la SS. Immacolata ed a Caccamo una lastra di rame del XVIII secolo raffigurante il Beato Giovanni Liccio.
Caro Riccardo possa tu viaggiare in pace oltre l’orizzonte, ti giunga il grato omaggio di tutti i devoti della Madonna della Milicia.
Salvatore Brancato
- Categoria: Cultura
- Data: 06/05/2024